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Io posso essere amico solo di spiriti che conoscono la morte. Certo, mi rendono felice se gli riesce di tacere della morte: perché io non posso.
La morte come desiderio si trova davvero ovunque, e non è necessario scavare molto nell'uomo per trarla alla luce.
La morte è una battaglia sempre perduta.
Per me la morte non è una cosa spaventosa. Vivere è invece una maledizione.
La morte acuisce i desideri.
Non ho paura di morire. E' solo che non vorrei essere lì quando questo succede.
La pallida morte batte ugualmente al tugurio del povero come al castello dei re.
Si muore talmente meglio quando si crede a qualcosa. Si muore talmente di meno.
Non ci si può mai preparare abbastanza alla morte. Altre azioni possono essere ripetute, si possono ritentare se non riescono la prima volta. Non è così con la morte: essa avviene una volta sola e non c'è alcuna possibilità di ripeterla perché riesca meglio.
Spesso fa più male la paura di morire che la morte.
Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell'amore e della trasformazione.
Quando abbiamo imparato a vivere, moriamo.
La morte è il riconoscimento della fraternità, della comune natura filiale. Forse è la strada per accogliere l'idea di creazione divina che mi riesce tanto difficile.
Ai lutti succedono presto o tardi eventi lieti, è legge della vita.
Quando morirai andrai in cielo ma io non sono d'accordo; forse il cielo è un posto bellissimo ma io vivo qui e la realtà è quella che ho davanti agli occhi.
Il sonno è amore di morte, l'insonnia paura di morte.
È l'inerte che prevale nell'universo e non ciò che vive. Morire è passare dalla parte del più forte.
Davanti a uno che muore, la parola vivere suona oscena.
Morte... è l'unica cosa che non siamo riusciti a volgarizzare del tutto.
Ogni anno oltrepassiamo senza saperlo il giorno della nostra morte.