Il sonno è amore di morte, l'insonnia paura di morte.— Gesualdo Bufalino
Il sonno è amore di morte, l'insonnia paura di morte.
Sono (presumo d'essere) onesto. Si rischia qualcosa, di questi tempi. Oggi l'onestà è una dote losca, più assai dell'intelligenza. Abituarsi a nascondere entrambe.
Ai miei tempi invitare al ballo una donna era come scendere alla stazione in una città sconosciuta.
In alternativa al suicidio, che esige qualche virtù manuale e morale di difficile uso, ammutinarsi contro la vita.
Rimuginare il male senza osare mai compierlo. È così che si formano le vocazioni alla poesia.
Vi sono suicidi invisibili. Si rimane in vita per pura diplomazia, si beve, si mangia, si cammina. Gli altri ci cascano sempre, ma noi sappiamo, con un riso interno, che si sbagliano, che siamo morti.
Il primo sintomo della morte é la nascita.
Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse: "Come è morto? Gli è scoppiato il portafogli".
Ormai mi incuriosisce di più morire. Mi rincresce solo che non potrò scriverne.
La morte rende preziosi e patetici gli uomini. Questi commuovono per la loro condizione di fantasmi; ogni atto che compiono può esser l'ultimo; non c'è volto che non sia sul punto di cancellarsi come il volto d'un sogno.
Morrai non perché sei malato, ma perché vivi.
Morire significa separarti non solo da quello che eri, ma anche da quello che non hai potuto diventare. Quest'ultimo aspetto della morte è il più inquietante.
L'angoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere.
Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.
Perché la morte è un infinito atto d'amore.
Il fatto che sono morti non testimonia affatto che siano vissuti.