Ciò che non si può vendere si deve donare.
Cavoli riscaldati né amore ritornato non fu mai buono.
Chi manda la sua lingua avanti del pensiero non ha del saggio.
Chi non mangia da tutte due le bande, non è buona simia.
Chi dà il maneggio di casa alle donne, ha sempre il filiere all'uscio.
Chi naviga nel mar delle sensualità si sbarca al porto delle miserie.
Non esiste un uomo tanto povero da non poter donare qualcosa agli altri.
La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.
Il pericolo di colui che sempre dona è di perdere il pudore; chi sempre distribuisce, la sua mano e il suo cuore si incalliscono a forza di donare.
È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone.
Bisogna essere poveri per apprezzare la gioia di donare.
La bellezza di un dono diminuisce, quando colui che lo fa non gli attribuisce importanza.
Spesso un piccolo dono produce grandi effetti.
Chi dona ai poveri, presta a Dio.