Spesso un piccolo dono produce grandi effetti.
È vergognoso dire una cosa e pensarne un'altra: ma scrivere una cosa e pensarne un'altra lo è ancora di più.
La mente che è ansiosa per gli eventi futuri è avvilita.
Nessun bene senza un compagno ci dà gioia.
Le nostre malattie sono nuove, come nuovo è il nostro genere di vita.
Fermatevi sospettosi e pavidi di fronte ad ogni bene fortuito: l'esca alletta fiere e pesci e li inganna. Li credete doni della fortuna? Sono trappole.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone.
Il pericolo di colui che sempre dona è di perdere il pudore; chi sempre distribuisce, la sua mano e il suo cuore si incalliscono a forza di donare.
Non esiste un uomo tanto povero da non poter donare qualcosa agli altri.
La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.
È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella.
La bellezza di un dono diminuisce, quando colui che lo fa non gli attribuisce importanza.
Bisogna essere poveri per apprezzare la gioia di donare.
Ciò che non si può vendere si deve donare.
Chi dona ai poveri, presta a Dio.