Un linguaggio è un gigantesco "come se".
Letteratura è un gesto non solo arbitrario, ma anche vizioso: è sempre un gesto di disubbidienza, peggio, un lazzo, una beffa; e insieme un gesto sacro, dunque antistorico, provocatorio.
Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.
Sono libero di credere o non credere in Dio, ma devo salire sul tram dalla parte destra, portiera di fondo.
Già il fatto che un libro sia un romanzo non depone a suo favore, è un connotato lievemente losco, come i berretti dei ladruncoli, i molli feltri dei killers, gli impermeabili delle spie.
Io amo i poveri, e soffrirei in un mondo senza poveri; i poveri sono le brioches dell'anima.
Il linguaggio è la casa dell'essere e nella sua dimora abita l'uomo.
Il linguaggio opera interamente nell'ambiguità, e la maggior parte del tempo non sapete assolutamente nulla di ciò che dite.
Il limite del linguaggio si mostra nell'impossibilità di descrivere il fatto che corrisponde a una proposizione (che è la sua traduzione) senza appunto ripetere la proposizione.
Non c'è linguaggio senza inganno.
Non c'è modo di azione, né forma di emozione, che noi non condividiamo con gli animali inferiori. È solo attraverso il linguaggio che siamo superiori a loro, o l'un l'altro attraverso il linguaggio, che è il padre e non il figlio del pensiero.
Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno.
La funzione del linguaggio non è quella d'informare, ma di evocare.
Il linguaggio è la madre, non l'ancella del pensiero.
Chi non perdona al linguaggio non perdona alla cosa.
Il linguaggio ha attaccato la muffa alle cose. L'epoca puzza già di frase fatta.