Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
Resta dubbio, dopo tanto discorrere, se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese.
La morte naturale non esiste: ogni morte è un assassinio. E se non si urla, vuol dire che si acconsente.
Eppure un guizzo solo di primavera basta a rendere allegra l'anima vedova, a mutare in piani di esaltata Arlecchina queste ostinate gramaglie.
Morire. Non fosse che per fregare l'insonnia.
Oggetti di tenerezza: le comparse nei film americani degli anni Trenta, i dischi a 78 giri, i calendari degli anni passati.
Vorrei poter dimenticare che io son io.
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
L'io è odioso.
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io".
L'Io non è cosa o fatto, è soprattutto azione.
Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero io gli ordina di volere.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.