Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
Tutti al mondo sono poeti, perfino i poeti.
Il sonno è amore di morte, l'insonnia paura di morte.
Certi poeti moderni fanno pensare a ragni ubriacati con LSD.
In un mondo d'arrivisti buona regola è non partire.
Solo l'infelicità è degli uomini, la disperazione è di Dio.
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io".
Io: abbreviazione di Dio.
Depreco egualmente il trionfalismo di Kant e in genere di quelle filosofie che, trovando necessario partire dall'io, inneggiano ad esso come se fosse una grande conquista e non invece la miserabile sorte che ci è toccata.
Chi è io? Cos'è questo intervallo tra me e me?
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
Spesso si dice che questa o quella persona non ha ancora trovato se stesso. Ma l'io non è qualcosa che si scopre: è qualcosa che si crea.
Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero io gli ordina di volere.
Quale altro carcere è scuro come il nostro cuore! Quale carceriere così inesorabile come il nostro io!