L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
Nell'aspettazione il piacere tocca il suo apice.
È andata bene: avevo ragione. È andata male: abbiamo sbagliato.
Il vero amico lo riconosci da come ti mente.
Lo scettico non crede neppure nell'aldiqua.
Quel che più disturba nel mondo è la presenza della gente.
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
Quel che il pubblico ti rimprovera, coltivalo, è il tuo io.
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.
Ogni uomo forte raggiunge immancabilmente ciò che il suo vero io gli ordina di volere.
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
Il piacere di essere gregge è più antico del piacere di essere io: e finché la buona coscienza si chiama gregge, solo la cattiva coscienza dice: io.
Io: abbreviazione di Dio.
Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
L'Io non è cosa o fatto, è soprattutto azione.