In un mondo d'arrivisti buona regola è non partire.
I pregiudizi han più sugo, talvolta, dei giudizi.
Costa una fatica del diavolo conservare una buona opinione di sé. Chissà come fanno, certuni.
Dio è morto creandoci, noi siamo un'opera postuma.
Un'idea innaffiata dal sangue dei martiri non è detto che sia meno stupida di un'altra.
Chi scrive per il suo tempo, disperi di sopravvivergli.
Se una volta si lamentavano i peccati del mondo, oggi si guarda con orrore ai debiti del mondo e, come un tempo il giudizio universale, così oggi si profetizza la bancarotta universale dello Stato, sebbene, al tempo stesso, con la fiduciosa speranza di non dovervi assistere.
Ciò che veramente mi interessa è se Dio avesse potuto fare il mondo in una maniera differente, cioè se la necessità di semplicità logica lasci qualche libertà.
Il mondo è tutto ciò che accade.
Un mondo dominato dalla forza è un mondo abominevole, ma il mondo dominato dal numero è ignobile.
Sorrideva quand'era disgustato dal mondo. Lo giudicavano pertanto felice.
Chi pretende musica invece di miagolio, gioia invece di divertimento, anima invece di denaro, lavoro invece di attività, passione invece di trastullo, per lui questo bel mondo non è una patria.
Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.
Questo mondo, dove c'è tanto da fare e poco da sapere!
Il mondo è una mazza, come quelle che si usano per suonare i 'gong'. La mazza è sempre la stessa, ma il suono che ne esce è diverso perché sono diversi i piatti che rimbombano. E noi siamo i piatti.
Io sono naturalmente portato a considerare il mondo come qualcosa di reale e di durevole, che mantiene la sua esistenza anche quando cessa di esser presente alla mia percezione.