L'ultima cosa che si scopre scrivendo un libro è come cominciare.
Gli uomini s'impegnano a correr dietro a una palla e a una lepre: anche i re si divertono a questo modo.
Il potere dei re si fonda sulla ragione e sulla follia del popolo, ma molto più sulla follia.
Il male principale dell'uomo è l'inquieta curiosità delle cose che non può conoscere, e per lui è peggio trovarsi in questa inutile curiosità che nell'errore.
La felicità vera è nel riposo e non nel trambusto.
Non pensare quello che penso io, altrimenti penseresti come penso io.
A leggere la quarta di copertina dei libri in commercio, sembrerebbe che in circolazione ci siano soltanto capolavori.
Il giornalismo è un viaggio all'esterno di se, i libri sono un viaggio dentro di se.
Un tempo i libri erano scritti dagli uomini di lettere e letti dal pubblico. Oggi li scrive il pubblico e non li legge nessuno.
Gli uomini non capiscono i libri finché non hanno vissuto un po', o in ogni caso, nessun uomo capisce un libro profondo finché non ha visto o vissuto almeno parte del contenuto di esso.
Leggere fa bene, ma può fare anche male, diciamo la verità. I libri sono come le medicine o come qualunque altro medium: vanno presi con cautela.
I libri vanno letti con la stessa cura e con la stessa riservatezza con cui sono stati scritti.
I libri sono l'alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia.
Non voglio leggere più nessun autore di cui si noti che volle fare un libro: ma solo quelli i cui pensieri divennero improvvisamente un libro.
I libri non servono per sapere ma per pensare, e pensare significa sottrarsi all'adesione acritica per aprirsi alla domanda, significa interrogare le cose al di là del loro significato abituale reso stabile dalla pigrizia dell'abitudine.
Quando un libro è uscito è tempo, per l'autore, di rimorsi.