Sembra di esser meno disgraziati, quando non si è soli a soffrire.
Chi è solo giusto è duro, chi è solo saggio è triste.
La vera caratteristica della libertà è l'indipendenza, mantenuta con la forza.
L'uomo cerca la felicità come un ubriaco cerca casa sua: non riesce a trovarla ma sa che esiste.
Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l'esperienza.
È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria.
La sofferenza dei monaci e della monache, dei solitari d'ambo i sessi, non è una sofferenza della sessualità ma di maternità e di paternità, cioè di finalità.
Non mi lasciare, resta, sofferenza!
La sofferenza è una specie di bisogno dell'organismo di prendere coscienza di uno stato nuovo che l'inquieta, di rendere la sensibilità adeguata a questo stato.
Tanti sono morti disperati. E questi hanno sofferto più di Cristo. Ma la grande, la tremenda verità è questa: soffrire non serve a niente.
L'uomo soffre forse di più o, se vogliamo, ha minore resistenza, mentre invece la donna soffre sempre senza colpa.
Che cos'è il genio se non l'arte di rendere gradevole la sofferenza?
La coppa della sofferenza non ha la stessa misura per tutti.
Un'unica cosa insegno: la sofferenza e la distruzione della sofferenza.
Il mondo è pieno di sofferenze ma è altrettanto pieno di persone che le hanno superate.
Ormai sono abituato a soffrire, e forse ne ho la necessità.