A cattivo principio cattiva fine.
E non è solo il successo che insegna ‐ il successo è il maestro degli stolti ‐ ma anche la strategia razionale.
Il nome della libertà riconquistata è dolce a sentirsi.
L'ira è inutile se non è accompagnata dalla forza.
Tutti volevano che un re fosse scelto perché non avevano ancora gustato la dolcezza della libertà.
Non c'è legge che torni comoda a tutti.
Non arriverai mai alla fine del viaggio, se ti fermi a lanciare un sasso a ogni cane che abbaia.
Un fine autentico può fare a meno di speranze e anche di ogni probabilità di essere raggiunto.
La percezione della fine è dentro ciascuno di noi, è uno stigma della specie, un marchio della sua caducità.
Il fine giustifica i mezzi? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? A questa domanda che il pensiero lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi.
Il fine può giustificare i mezzi purché ci sia qualcosa che giustifichi il fine.
C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.
Il lieto fine è la nostra fede nazionale.
Massimo segno della fine, è il principio.
Da qualche parte esiste una fine. Solo che non si trova un cartello con scritto "Ecco, questa è la fine", come al gradino più alto di una scala non si trova scritto: "Attenzione, questo è l'ultimo gradino. Non fate un passo oltre."