C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.— Giorgio Gaber
C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.
Un'idea, un concetto, un'idea, finché resta un'idea è soltanto un'astrazione. Se potessi mangiare un'idea, avrei fatto la mia rivoluzione.
A volte la differenza fra star bene e star male è piccolissima ed è anche una questione di volontà.
Un uomo sapiente può godere l'intero spettacolo del mondo soltanto con l'aiuto dei sensi e del pensiero.
Non si è mai abbastanza coraggiosi, da diventare vigliacchi definitivamente.
Se mi converto è perché è meglio che muoia un credente che un ateo.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona anche per te.
Se dovessi scegliere tra la vita e la morte, perchè non esiste vita senza di te, di sicuro sceglierei la morte prima che mi scelga lei.
Poche cose sono più facili che vivere male e morire bene.
Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica.
Vista positivamente, la morte è una delle poche cose che si possono fare facilmente restando distesi.
E s'al mesto pensier chiuder le porte col chiuder gli occhi io cerco, il cieco orrore contemplo allor de la mia propria morte.
Ricordiamo il vecchio adagio: si vis pacem, para bellum: se vuoi conservare la pace preparati alla guerra. Sarebbe ora di modificare questo adagio e di dire: si vis vitam, para mortem: se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte.
La morte è pietosa, perché da essa non c'è ritorno, mentre per colui che è uscito dalle più profonde camere della notte, consapevole e stravolto, non c'è più pace.
La morte produce qualcosa di piacevole: le vedove.