Il "mi dispiace" è il pronto soccorso delle emozioni umane.
Non esiste un deposito delle idee, non c'è una centrale delle storie, un'isola dei best-seller sepolti; le idee per un buon racconto spuntano a quel che sembra letteralmente dal nulla.
I romanzieri, sottoscritto compreso, non capiscono molto di quel che fanno, non sanno perché funziona quando va bene, non sanno perché non funziona quando va male.
E' come esercitarsi al salto con l'asta per tutta la vita e poi, arrivato alle Olimpiadi, dire: "Perché diavolo mai voglio saltare al disopra di quella asticciola?"
I desideri non cambiano le cose.
Il piacere di dispiacere a chi si vuol far piacere.
Le cose buone ci dispiacciono, quando non ne siamo all'altezza.
La punizione più grande per l'uomo perverso consiste nel dispiacere a sé e ai suoi.
Niente ci fa più piacere dei dispiaceri dei nostri nemici.
Si negò anche questo: il piacere del dispiacere.
Chi non ha pretese non ha neanche dispiaceri.
Quando arrivano i dispiaceri, non arrivano come singole spie, ma in battaglioni.
I dispiaceri sono servitori oscuri, detestati, contro cui si lotta, sotto il cui dominio si cade ogni giorno di più, servitori atroci, insostituibili, e che, per vie sotterranee, ci conducono alla verità e alla morte.
La mia fantasia è inceppata: ho bisogno di un piccolo dispiacere.