Il lavoro deve produrre uomini prima che cose.
Dio non può perdere niente, perché ha sempre dato tutto e la sua vita è, appunto, questo dono infinito che Egli è.
Quando non abbiamo più nulla da ricevere e giunge l'ora del dare, quando cioè suona l'ora dell'amore, allora non riconosciamo più il volto di cui il nostro fervore implorava la presenza.
Quando la vita diventa un dialogo d'amore, quando trionfa su tutte quelle forze cieche che fanno di noi semplicemente un pezzo di universo, questa vita allora diventa eterna.
I dittatori non hanno il gusto della libertà, ne hanno anzi paura. Senza dubbio hanno torto perché in fondo un atto libero solo raramente può essere cattivo.
Se la donna è al suo posto, anche l'uomo troverà il proprio.
Non è un piacere stare a osservare il lavoro umano quando questo è ancora fatica, maledizione e schiavitù.
Se le masse lavoratrici rimangono in uno stato di miseria e di abbrutimento, non v'è grandezza di popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria.
Mi piace il lavoro, mi affascina. Potrei stare per ore seduto ad osservarlo...
Più avete da lavorare e più dovete pregare, per essere strumenti docili nelle mani di Dio.
Lo Stato si fonda sulla schiavitù del lavoro. Se il lavoro diventerà libero, lo Stato sarà perduto.
Si aspira ad avere un lavoro, per avere il diritto di riposarsi.
Mi piace di veder lavorare! È così che il lavoro diventa una consolazione.
È evidente che più la società si fa tecnologica, più si riducono i posti di lavoro. E paradossalmente quello che è sempre stato il sogno più antico dell'uomo: la liberazione dal lavoro si sta trasformando in un incubo.
Lavorare stanca.
Nessun male sociale può superare la frustrazione e la disgregazione che la disoccupazione arreca alle collettività umane.