La malattia è la più grande imperfezione dell'uomo.
Nel mondo si può vivere bene dicendo profezie, ma non dicendo la verità.
Una volta che conosciamo le nostre debolezze esse cessano di farci del male.
Tutto và imparato non per esibirlo ma per adoperarlo.
In coscienza, non so dire se la situazione sarà migliore quando cambierà; posso dire però che deve cambiare se si vuole che diventi migliore.
Se una volta un angelo ci parlasse della sua filosofia, credo che alcune tesi ci suonerebbero come 2 per 2 fa 13.
Le malattie sono le grandi manovre della morte.
Quell'agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l'idea di essere malati.
A forza di credersi malato, lo si diventa.
Bisogna allontanare con ogni mezzo e sradicare col ferro e col fuoco e con vari espedienti, dal corpo la malattia.
L'ammalato ribelle fa il medico crudele.
Non era triste che la maggior parte delle persone si dovesse ammalare per rendersi conto che è bello vivere?
È nella malattia che ci rendiamo conto che non viviamo soli, ma incatenati a un essere d'un altro regno, dal quale ci separano degli abissi, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci comprendere: il nostro corpo.
La malattia mentale allora esprime contemporaneamente un movimento di rottura (autonomo e inconsapevole) con le forme di vista istituzionalizzate e lo stacco che il movimento stesso subisce.
Una malattia non conta nulla, quando non si hanno ragioni per desiderare di guarirne.