A forza di credersi malato, lo si diventa.
I veri paradisi sono i paradisi che si sono perduti.
Nelle separazioni, è chi non è davvero innamorato che sa dire le cose più tenere.
Non si riceve la saggezza, bisogna scoprirla da sé, dopo un tragitto che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché essa è una visuale sulle cose.
Nelle persone che amiamo c'é immanente in loro un certo sogno, che non sempre sappiamo discernere e che tuttavia sempre inseguiamo.
L'abitudine è, fra tutte le piante umane, quella che ha meno bisogno di un suolo nutritivo per vivere e la prima a spuntare sulla roccia apparentemente più desolata.
Non era triste che la maggior parte delle persone si dovesse ammalare per rendersi conto che è bello vivere?
In qualunque malattia è buon segno se il malato serba lucidità e appetito, cattivo segno se gli accade il contrario.
Quando la malattia entra in una casa non si impossessa soltanto di un corpo, ma tesse tra i cuori un'oscura rete che seppellisce la speranza.
Essere molto malati ed essere morti sono condizioni molto simili agli occhi della società.
Per malattia si deve intendere un intempestivo approssimarsi della vecchiaia, della bruttezza e dei giudizi pessimistici cose che sono in relazione fra loro.
Sempre più mi divenne evidente che per le persone colpite Dio destina i giorni di malattia a diventare giorni di raccoglimento interiore.
Non fuggire i malati di malattie ripugnanti perché anche tu sei rivestito di carne.
Chi non sente il suo male è tanto più malato.
Non ci sono malattie, ci sono soltanto malati.
Le nostre malattie sono nuove, come nuovo è il nostro genere di vita.