Le malattie sono le grandi manovre della morte.
Per arrivare, occorre fare bassezze o capolavori. Di cosa vi sentite più capace?
Quante persone hanno voluto suicidarsi e si sono contentate di strappare la propria fotografia.
Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti.
Le più affascinanti pagine sulla campagna si scrivono nel bel mezzo di una città.
Certi uomini hanno l'aria di essersi sposati solamente per impedire alle loro mogli di sposarsi con altri.
Quell'agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l'idea di essere malati.
Se so che ho una cosa grave e so che esiste, non mi preoccupo, me ne occupo.
Per malattia si deve intendere un intempestivo approssimarsi della vecchiaia, della bruttezza e dei giudizi pessimistici cose che sono in relazione fra loro.
L'ammalato ribelle fa il medico crudele.
È invero una malattia noiosa dover salvaguardare la propria salute al prezzo di una dieta troppo severa.
Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosta. È, come dire, quella parte della nostra carta d'identità che ci fa rassomigliare di più A Gesù Cristo. È una tessera di riconoscimento incredibile, straordinaria.
Se una infermità vi è nella mia mente essa non è abulia né impulsività, ma è l'eccesso di volontà.
Trarre dalla malattia, specialmente quando non è veramente tale, la maggior dolcezza possibile. Essa ne contiene molta.
Non ci sono malattie, ci sono soltanto malati.
È nella malattia che ci rendiamo conto che non viviamo soli, ma incatenati a un essere d'un altro regno, dal quale ci separano degli abissi, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci comprendere: il nostro corpo.