Ira è breve furor.
Povera e nuda vai, Filosofia.
Un bel morir, tutta la vita onora.
Il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione.
Quegli cui non è castigo sufficiente una moglie, è degno di averne parecchie.
I libri condussero alcuni alla saggezza, altri alla follia.
Tutte le passioni immoderate ci portano danno alla vita civile, ma nessuna è più perniciosa dell'iracondia.
Proprio e naturale della virtù è godere e gioire: adirarsi non è conforme alla sua dignità, non più che essere triste; eppure la tristezza è compagna dell'iracondia, e ogni forma d'ira si risolve in essa, sia dopo il pentimento sia dopo l'insuccesso.
La rabbia impotente fa miracoli.
L'ira, furor brevis come la chiamò Orazio, fomenta risse allo stadio, tumulti di disoccupati davanti alla prefettura e parolacce in parlamento.
Sappiate questo, miei diletti fratelli. Ogni uomo dev'essere pronto a udire, lento a parlare, lento all'ira; poiché l'ira dell'uomo non opera la giustizia di Dio.
A poco serve l'ira se non è sostenuta da adeguate forze.
L'ira è il ricordo di un odio nascosto o di un rancore.
Non ho mai conosciuto uno che non valesse un fico secco e che non fosse irascibile.
Io so che l'odio come l'ira hanno la loro funzione nello sviluppo della società, perché l'odio dà la forza e l'ira sprona al mutamento.