Io non sono fatalista. E se anche lo fossi, che cosa potrei farci?
Ho prestato ad un mio amico 8.000$ per una chirurgia plastica e ora non so che aspetto abbia.
La gente mi si avvicina e mi dice: "Emo, davvero la gente ti si avvicina?".
Io ero l'amico immaginario del bambino della porta accanto.
I miei compagni di classe avrebbero fatto l'amore con qualunque cosa respirasse, ma io non vedevo la ragione perché dovessi darmi dei limiti.
Non che i miei genitori non fossero protettivi. A loro modo lo erano: quando attraversavo la strada loro piazzavano scommesse.
Chi getta la spugna non vince mai, e un vincente non getta mai la spugna.
L'errore peggiore che possiamo fare nella vita è lasciar perdere quando sappiamo tutti di avere ancora una missione da compiere.
Ogni battaglia contro pregiudizi universalmente condivisi è una battaglia persa.
Bisogna dare per perduto quello che si vede bene è perduto.
Nessun popolo crede nel suo governo. Tutt'al più, la gente è rassegnata.
Al liceo ero famoso per essere quello che si rassegnava subito.
Averle perse tutte, le speranze, gli dette la stessa pace che averle tutte intatte.
Ricorda: quando stai per rinunciare, quando senti che la vita è stata troppo dura con te, ricordati chi sei. Ricorda il tuo sogno.
Rassegnarmi a tutto l'orrore d'una lunga prigionia, rassegnarmi al patibolo, era nella mia forza. Ma rassegnarmi all'immenso dolore che ne avrebbero provato padre, madre, fratelli e sorelle, ah! questo era quello a cui la mia forza non bastava.
La rassegnazione è un suicidio quotidiano.