La gente fa finta di essere felice perché ha paura di mostrarsi infelice.
Qualsiasi attività creativa complessa (dipingere, scrivere poesie, svaligiare banche, fare il dittatore e cinsi via) ti conduce al punto in cui pericolo e miracolo sono come fratelli siamesi. Raramente arrivi al traguardo, ma durante il tragitto hai modo di trovare la vita interessante.
Quando l'amore diventa un comando, l'odio può diventare un piacere.
La poesia qualcosa vale, credetemi. Impedisce di impazzire del tutto.
Prima che un grande quotidiano esponga un male, ne tasta il polso.
Tutti gli scrittori sono dei poveri idioti. È per questo che scrivono.
Non abbiamo il tempo di essere noi stessi. Abbiamo solo il tempo di essere felici.
Due infelicità, sommate, possono fare una felicità.
C'è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici.
La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.
L'uomo più felice è quello che conosce meglio l'arte di rendersi tale senza venir meno ai propri doveri, e il più infelice è quello che ha scelto un modo di vivere che lo costringe a fare ogni giorno, dal mattino alla sera, malinconiche riflessioni sull'avvenire.
Il mondo dei felici è altro da quello degli infelici.
Nessuno è felice, come chi sa di esser amato.
Non so nemmeno se esiste la felicità. Intendo dire come condizione perpetua. Credo che la felicità siano picchi che durano attimi, secondi.
La felicità non si ottiene con una pillola, la vita è un privilegio.
Via via che scompaiono coloro che abbiamo amato diminuiscono le ragioni di conquistare una felicità che non possiamo più gustare insieme.