L'io è odioso.
Bisogna cominciare col compiangere gli increduli: sono abbastanza infelici per la loro stessa condizione. Non bisognerebbe ingiuriarli, tranne il caso che ciò possa servire a qualcosa; ma ad essi questo nuoce.
Le corde che legano al rispetto degli uni per gli altri sono, in generale, corde di sicurezza.
Quando saremo afflitti, la scienza della realtà fuori di noi non ci consolerà dell'ignoranza morale, ma la scienza morale mi consolerà sempre dell'ignoranza delle scienze oggettive.
Due eccessi: escludere la ragione, non ammettere che la ragione.
L'immaginazione ingrandisce i piccoli oggetti fino a riempirne la nostra anima con una valutazione fantasiosa, mentre con temeraria insolenza rimpicciolisce i grandi riducendoli alla propria misura, come quando parla di Dio.
L'io, io!... Il più lurido di tutti i pronomi.
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.
Io: un paesaggio che m'è venuto a noia.
Quel che il pubblico ti rimprovera, coltivalo, è il tuo io.
Chi è io? Cos'è questo intervallo tra me e me?
Di tutte le parole di tutte le lingue che conosco, quella che ha la massima concentrazione è l'inglese "I".
Io: abbreviazione di Dio.
L'io, ciò che non può mai divenire oggetto.
L'Io si arricchisce nel confronto con le diversità, ma senza venire cancellato o assorbito. Il dialogo, che unisce gli interlocutori, presuppone la loro distinzione e una piccola, ma insopprimibile e feconda distanza.
Vorrei poter dimenticare che io son io.