Coloro i quali hanno meno fiducia in se stessi, sono i più invidiosi.
Nessun grande uomo ha mai pensato veramente a sé stesso in questi termini.
Il più piccolo dolore nel nostro mignolo ci preoccupa e c'infastidisce di più della distruzione di milioni di nostri simili.
Quello che gli uomini comprendono veramente è limitato a un raggio molto breve: ai loro affari e alle cose di esperienza giornaliera, a ciò che hanno l'opportunità di conoscere, e ragioni concrete per studiare o mettere in pratica. Tutto il resto è affettazione e impostura.
C'è un certo genere e un certo grado dell'intelletto sul quale le parole fanno presa, ma in cui le cose non hanno il potere di penetrare.
Il pregiudizio è figlio dell'ignoranza.
Invidioso non è tanto chi soffre che altri abbia qualcosa che lui non ha, quanto chi soffre che altri abbia ciò che lui ha.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.
L'invidia è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più ti torna a galla.
Il ferro è consumato dalla ruggine, l'invidioso dal suo vizio.
Ogni qual volta che un amico ha successo una piccola parte di me muore.
L'invidia e le teste vuote vanno sempre insieme.
Un io feroce: ecco l'invidioso.
O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù!
Un successo letterario clamoroso riesce a spegnere l'invidia, non ad accendere la stima.
Sono immune dall'invidia, libero di provare ammirazione e amicizia, che bellezza! Non c'è niente di più triste di qualcuno che soffre per il successo altrui, che è schiavo della critica e del rancore, che trasuda invidia, che si dibatte nel dispetto: un infelice.