O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù!
La penna è la lingua dell'anima.
Vendette giuste non ne esistono.
La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.
La virtù è più perseguitata dai tristi che amata dai buoni.
In termini psicologici potremmo dire che l'invidia è un tentativo un po' maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell'altro.
La nostra invidia dura sempre più a lungo della felicità di quelli che invidiamo.
L'invidia è un sentimento che divora chi lo nutre.
L'invidia del cretino per l'uomo brillante trova sempre qualche consolazione nell'idea che l'uomo brillante farà una brutta fine.
L'invidia è il più stupido dei vizi, perché non esiste un solo vantaggio che si guadagni da esso.
L'invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quante l'invidiato vive salutato dal plauso della gente.
La persona veramente invidiosa è insaziabile, non potrà mai essere soddisfatta, poiché la sua invidia scaturisce da dentro e pertanto trova sempre un oggetto su cui focalizzarsi.
L'invidia è il sintomo della mancanza di apprezzamento del proprio valore di unicità e di autostima. Ognuno di noi ha qualcosa da dare che nessun altro ha.
Una delle conseguenze dell'invidia eccessiva sembra essere il precoce instaurarsi del senso di colpa.
Se a ciascun l'interno affanno Si leggesse in fronte scritto Quanti mai, che invidia fanno Ci farebbero pietà!