La morte è l'ultimo medico delle malattie.
Di quelli che architettano nell'ombra qualcosa, l'animo, benché nascosto, anzitempo suole tradirsi.
Tutto può accadere se un dio usa le sue arti.
I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa.
L'opera umana più bella è di essere utile al prossimo.
Non indagare tutto: tante cose è meglio che restino nascoste.
La morte può essere l'espiazione delle colpe, ma non può mai ripararle.
La morte, questo fiero sergente, è severa nella sua custodia.
Che cos'è che ci fa così spavento della morte? Quello che ci fa paura, che ci congela davanti a quel momento è l'idea che scomparirà in quell'attimo tutto quello a cui noi siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo. Del corpo ne abbiamo fatto un'ossessione.
I cimiteri sono pieni di gente di cui il mondo non poteva fare a meno.
La morte vera è la separazione da Dio e questa è intollerabile; la morte vera è la non fede, la non speranza, il non amore.
Gli uomini temono la morte come i bambini temono il buio; e come quella paura naturale nei bambini è accresciuta da fole e racconti, così è dell'altra.
La morte risolve tutti i problemi: niente uomini, niente problemi.
I morti si nutrono di giudizi, i viventi di amore.
Non temiamo la morte, ma il pensiero della morte.
È necessaria l'infelicità per capire la gioia, il dubbio per capire la verità... la morte per comprendere la vita. Perciò affronta e abbraccia la tristezza quando viene.