L'uomo è un pacco postale che la levatrice spedisce al becchino.
È l'amore quella cosa che platonico tu chiami se la femmina che ami ti vuol dar soltanto il cuor.
Il matrimonio è la tombola dell'amore: uno vince e gli altri novantanove rimangono fregati!
Sono contento che nessuno mi abbia insegnato a recitare: perché così, non sapendo recitare, recito benissimo.
Dai libri imparo meno che dalla vita; un solo libro mi ha molto insegnato: il vocabolario. Ma adoro anche la strada, ben più meraviglioso vocabolario.
La morte, mistero inesplicabile, di cui un'esperienza quotidiana sembra non avere ancora convinto gli uomini.
Alla stupida domanda "Perché io?" l'universo si prende a malapena il disturbo di replicare: perché no?
Quanto spesso gli uomini sono stati allegri poco prima di morire!
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi- questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio.
Il privilegio dei morti: non moriranno più.
Su tutte le tombe dovrebbe essere scritto: non piangetemi perchè sono morto, ma perchè avei voluto dirvi una cosa, una sola, e non ho trovato il modo.
È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato.
Tutto ciò che vive deve morire, passando dalla natura all'eternità.
Muiono le città, muoiono i regni, copre i fasti e le pompe arena ed erba, e l'uom d'esser mortal par che si sdegni: oh nostra mente cupida e superba!
Soltanto l'assoluto e l'universale può morire; noi moriamo in quanto siamo il morire dell'assoluto.