L'ozio senza il conforto delle lettere è morte e sepoltura di un uomo vivo.
Crediamo che la morte ci segua e, invece, ci ha preceduto e ci seguirà. Tutto quello che è stato prima di noi è morte; che importa se non cominci oppure finisci, quando il risultato in entrambi i casi è questo: non esistere.
La morte è così poco temibile che proprio per merito suo non dobbiamo temere nulla.
I rapporti con una gran quantità di persone sono deleteri: c'è sempre qualcuno che ci suggerisce un vizio o ce lo trasmette o ce lo attacca a nostra insaputa.
Non è generoso chi è generoso con la roba altrui.
Di ciò che possediamo niente è necessario.
L'ozio non ci fa fare quelle cose che non avremmo comunque fatto.
È 'l sonno, ozio de l'alme, oblio de' mali.
Fa bene a tutti lavorare. L'ozio fa male.
Solitudine e ozio sono la rovina dei giovani.
L'invenzione, secondo me, deriva direttamente da un certo ozio, forse addirittura da una certa pigrizia.
Anche una fatica, magari, può dar gusto qualche volta, purché non sia un lavoro. Una fatica oziosa può riuscire utile e simpatica, ma il lavoro, invece, è una cosa inutile, e mortifica la fantasia.
I lavativi hanno la pelle dura.
La vita delle persone che lavorano è noiosa. Interessanti sono le vicende e le sorti dei perdigiorno.
L'ozio non è il non far nulla. L'ozio è essere liberi di fare qualsiasi cosa.
Riflettere autenticamente significa darsi a se stesso, non come una soggettività oziosa e recondita, ma come ciò che si identifica con la mia presenza al mondo e agli altri come io la realizzo adesso.