Il nevrotico è un apprensivo pieno di risorse.
La morte: due treni che si scontrano.
La convivenza rende insopportabili perfino le virtù.
Malinconia è crogiolarsi nella propria tristezza.
I vent'anni sono più belli a quaranta che a venti.
Il paradosso è una scorciatoia della verità.
La nevrosi non rinnega la realtà e semplicemente di essa non vuole sapere nulla; la psicosi invece rinnega la realtà e cerca di rimpiazzarla.
La guarigione dalla nevrosi e dalla psicosi esige una diversa educazione del paziente, la correzione dei suoi difetti e il suo ritorno definitivo in seno alla società umana, senza riserve.
Il nevrotico crede di poter star bene una volta guarito. In ciò consiste la sua nevrosi.
Le nevrosi che causano le "regressioni" più terribili e incurabili sono dovute proprio a questo sentimento primo, di non essere accolti nel mondo con amore.
Il nevrotico anela toccare il fondo, così almeno non avrà più nulla di cui preoccuparsi.
Tutti coloro che desiderano essere più nobili di quanto la loro costituzione non permetta soccombono alla nevrosi; sarebbero stati più sani se fosse stato loro possibile essere peggiori.
La sofferenza che la nevrosi comporta è proprio ciò che rende preziosa la malattia per la tendenza masochistica.
La nevrosi moderna è cominciata con le scoperte di Copernico.
Il nevrotico crede che la vita abbia un senso, ma che la sua vita non lo abbia.
Tutte le cose più grandi che conosciamo ci sono venute dai nevrotici. Sono loro e solo loro che hanno fondato religioni e hanno creato magnifiche opere d'arte. Mai il mondo sarà conscio di quanto deve loro, e nemmeno di quanto essi abbiano sofferto per poter elargire i loro doni.