Una religione è tanto vera quanto un'altra.
Tabacco, divino, raro, sovraeccellente tabacco, tanto superiore a tutte le loro panacee, oro potabile, pietra filosofale, sovrano rimedio di tutte le malattie.
Se in terra c'è un inferno, si trova certamente nel cuore di un uomo melanconico.
Una coscienza a posto è una festa continua.
L'ozio è un'appendice della nobiltà.
Nessuna regola è così generale da non ammettere qualche eccezione.
Il punto di vista secondo cui il credente sarebbe più felice dell'ateo è assurdo tanto quanto la diffusa convinzione che l'ubriaco è più felice del sobrio.
La fede è qualcosa di assolutamente individuale, e non possiamo e non dobbiamo istituzionalizzarla. Se lo facciamo diventa una cosa morta, cristallizzata; diventa un credo, una setta, una religione che viene imposta ad altri.
Io non credo perché non sono credente. Credo che ci sia qualcosa da qualche parte, ma credo unicamente nel fatto che io credo che ci sia qualcosa da qualche parte.
L'Antico Testamento poggiava sulla parentela di sangue; il Nuovo sulla parentela di fede. La "coesistenza" è tutta qui.
Giordano Bruno sostenne l'inutilità di tutte le religioni e che Dio è presente nel mondo.
Non sono le parti della Bibbia che non capisco quelle che mi preoccupano, sono le parti che capisco.
C'è una sola religione, benché ne esistano un centinaio di versioni.
Uno spartano domandò a un sacerdote che voleva confessarlo: «A chi devo confessare i miei peccati, a Dio o agli uomini?». «A Dio», rispose il prete. «Allora, ritirati, uomo».
Alla cosa più orrenda aggiungete un'idea religiosa, essa diventerà santa e pura. Attaccate Dio al patibolo, avrete la croce.
La religione consiste in una serie di cose che l'uomo medio pensa di credere e di cui desidererebbe essere certo.