La memoria dice sempre troppo o troppo poco.
I pedanti si irritano sempre quando si conosce quanto loro il loro piccolo mestiere.
È dai fatti e dai gesti più banali che si deve cominciare a delineare un personaggio, come uno schizzo a grandi linee.
Ogni uomo senza saperlo, cerca nella donna soprattutto il ricordo del tempo in cui lo abbracciava sua madre.
Credo che in ogni vita ci siano periodi in cui un uomo esiste realmente, e altri in cui egli non è che un agglomerato di responsabilità, di fatiche e, per le teste deboli, di vanità.
Le usanze contano più delle leggi, le convenzioni più delle usanze.
Nel cogliere il frutto della memoria si corre il rischio di sciuparne il fiore.
Spesso dalle intenzioni sue l'uomo è sviato. Tutti i nostri propositi dipendono dalla memoria: se nascendo quindi sono robusti, poi si indeboliscono. Acerbo il frutto sta ben saldo al ramo; maturo, da sé cade, senza scuoterlo.
Nulla apre gli occhi della memoria come una canzone.
Una testa senza memoria è una piazzaforte senza guarnigione.
La memoria diminuisce se non la tieni in esercizio.
Creder d'ingegno chi sa molto a memoria gli è come riputare sapiente chi tiene in casa una grande biblioteca. Molti, anzi, a forza di studio, diventano ignorantissimi.
A che giovano le memorie? Di noi muore la miglior parte, e non c'è memoria che possa resuscitarla.
Nel paese della memoria il tempo è sempre ora.
La memoria: specchio in cui guardiamo gli assenti.
La nostra memoria allontana o avvicina i fatti, li arricchisce o li impoverisce, e li trasforma per farli rivivere. La memoria non è una raccolta di documenti depositati in buon ordine: essa vive e cambia, avvicina i pezzi spenti per farne di nuovo scaturire la fiamma.