La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.
Ogni scrittore, ogni uomo deve vedere in tutto ciò che gli accade, ivi compreso lo scacco, l'umiliazione e la sventura, uno strumento, un materiale per la sua arte, da cui deve trarre profitto.
Il censurare e il lodare sono operazioni sentimentali che nulla hanno a che vedere con la critica.
La gloria è una forma d'incomprensione, forse la peggiore.
Finchè dura il pentimento, dura la colpa.
L'uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell'attualità, nell'eternità costante.
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
Aveva paura di avere, in punto di morte, una paura da morire.
E' assai difficile, se non impossibile, trovare un morto con la faccia da stupido. Fra le conseguenze di ogni trapasso, questa la principale.
La morte è il male più grande, perché recide la speranza.
Chi sarebbe così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?
Nessuno può dire con certezza che domani sarà ancora vivo.
L'importante è che la morte mi colga vivo.
La prima e più saliente contrapposizione è tra uomini e donne; la seconda, fra i vivi e i morti; la terza, fra amici e nemici.
Entriamo nel sonno per un atto di egoismo giornaliero: nella morte per un egoismo definitivo.
La morte è una sorpresa che rende inconcepibile il concepibile.