L'arte di dar sapore ai piaceri è quella di esserne avari.— Jean-Jacques Rousseau
L'arte di dar sapore ai piaceri è quella di esserne avari.
Non riesco a persuadermi che, per aver ragione, si debba a tutti i costi avere l'ultima parola.
Una grande passione infelice è un grande mezzo di saggezza.
Oserò qui esporre che cosa prescriva la più grande, la più importante, la più preziosa regola di tutta l'educazione? Non già di guadagnare tempo, ma di perderne.
La coscienza non inganna mai; è la vera guida dell'uomo: essa sta all'anima come l'istinto sta al corpo.
La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce.
Dopo tutto il piacere è una guida più sicura del diritto o del dovere.
Ogni piacere ha il suo momento culminante quando sta per finire. In mezzo agli stessi piaceri nascono le cause del dolore.
Nella pura amicizia c'è un piacere che non possono provare quanti sono nati mediocri.
Il piacere è troppo effimero, la musica ci solleva un momento soltanto per poi lasciarci più tristi, ma il sonno è una compensazione. Anche quando ci ha lasciati, abbiamo bisogno di qualche secondo per ricominciare a soffrire.
I piaceri violenti sono come le sofferenze profonde: sono muti.
L'astinenza è una delle forme più raffinate di piacere sessuale.
Il piacere è l'istante in cui fugge lo scetticismo.
Il piacere è l'inizio e la fine del vivere felicemente.
Se ogni piacere si intensificasse nel suo luogo e nella sua durata, e pervadesse tutto il nostro composto o le parti più importanti del nostro essere, allora i piaceri non differirebbero gli uni dagli altri.
La vera felicità nasce in primo luogo dal piacere del proprio io, e poi, dall'amicizia e dalla conversazione di pochi compagni scelti.