La critica è indulgente coi corvi e si accanisce con le colombe.
Quello di essere poveri e di voler vivere da ricchi è un vizio molto diffuso.
A Roma tutte le cose hanno un prezzo.
Spesso si è indulgenti nei confronti dei corvi e si condannano le colombe.
Nel suo castello maledetto nessun signore ha mai castrato ragazzi brutti. Adolescenti storpi e scofolosi, gobbuti dietro e davanti Nerone non li rapisce.
Far cigolare i letti altrui è un'abitudine che si perde nella notte dei tempi.
Forse il peso specifico di un critico è null'altro che il suo desiderio di verità.
Il piacere della critica ci toglie quello di essere vivamente colpiti da cose bellissime.
Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria.
La critica innalza perché non vede l'ora di abbattere.
La critica non ha strappato i fiori immaginari dalla catena perché l'uomo continui a trascinarla triste e spoglia, ma perché la getti via e colga il fiore vivo.
La critica della religione è il fondamento di ogni critica.
Quali cose umane non sono esposte al pericolo della degenerazione? I critici dei critici vi porranno riparo.
Spesso la critica non è scienza; è un mestiere, in cui occorre più salute che intelligenza, più fatica che capacità, più abitudine che genio.
È facile criticare giustamente; è difficile eseguire anche mediocremente.
Io ho dei critici una allegra vendetta. Ché le mie appassionate lettrici e amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle.