I critici devono sapere di più, e scrivere di meno.
È necessario tenere le proprie idee separate e non lasciarle urtare l'una contro l'altra.
Quello che conta non è tanto l'idea, ma la capacità di crederci.
Questo è il mio consiglio ai giovani: avere curiosità.
La bellezza è un breve sospiro tra un cliché e un altro.
La parola comunica il pensiero, il tono le emozioni.
Talora la più efficace critica di un testo è proprio la sua parodia.
Il piacere della critica ci toglie quello di essere vivamente colpiti da cose bellissime.
La critica, come la intendo io, viene scritta nella speranza che le cose migliorino.
Spesso la critica non è scienza; è un mestiere, in cui occorre più salute che intelligenza, più fatica che capacità, più abitudine che genio.
Quale è il vero critico se non colui che porta in sé i sogni e le idee e i sentimenti di miriadi di generazioni, e a cui nessuna forma di pensiero è estranea, nessun impulso di emozioni oscuro?
Credo che la critica si giochi in una dimensione solitaria, oggi più che in passato. Il critico ha bisogno di amici, non di complici come è accaduto con i giochi di squadra della stagione ermetica.
Accetto con gratitudine la più aspra critica, se soltanto rimane imparziale.
Io ho dei critici una allegra vendetta. Ché le mie appassionate lettrici e amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle.
La gente ti chiede una critica, ma in realtà vuole solo una lode.