Ciascuno è maestro di se stesso e solo dentro di se trova la ragione delle cose.
È necessario far calcolo del fine a noi immediatamente dato e di tutta intera l'evidenza, alla quale riportiamo i nostri giudizi. Altrimenti tutto sarà pieno di disordine e confusione.
Consideriamo una gran cosa l'indipendenza dai bisogni non perché sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto.
La più grande ricchezza è nel bastare a sé stessi.
Niente basta a chi non basta ciò che è sufficiente.
Non chi cerca sempre l'assistenza degli amici dev'essere considerato un amico, né chi non se ne approfitta mai. L'uno fa mercato del bene per averne il contraccambio, l'altro recide la speranza del bene per l'avvenire.
Pronuncia sempre con riverenza questo nome maestro, che dopo quello di padre, è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo.
Insegnare è la base per imparare.
Povero quel maestro che non sa essere maestro se non fra le pareti della scuola.
Solo i grandi maestri di stile sanno essere oscuri.
Conviene all'umanità di un maestro, mettere i propri discepoli in guardia contro se stesso.
Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari.
Tra la nutrice che allatta e il precettore che insegna vi è analogia. Talvolta, quest'ultimo è padre più del genitore stesso, come la nutrice è madre più della madre vera.
Maestri di vita. Dispiace nei cosiddetti maestri non che cambino le idee, ma che le idee non li cambino.
I professori vanno mangiati in salsa piccante per essere digeriti, e chi li digerisce diventa un po' professore anche lui.