Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
È più facile che una gomena passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli.
Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Tra la nutrice che allatta e il precettore che insegna vi è analogia. Talvolta, quest'ultimo è padre più del genitore stesso, come la nutrice è madre più della madre vera.
Conviene all'umanità di un maestro, mettere i propri discepoli in guardia contro se stesso.
E pronuncia sempre con riverenza questo nome - maestro - che dopo quello di padre, è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo.
Non sempre dipende dal maestro fare buoni allievi. Occorre l'aiuto della natura: il seme deve trovare il terreno adatto.
Chi è fondamentalmente un maestro prende sul serio ogni cosa soltanto in relazione ai suoi scolari - perfino se stesso.
Ci sono uomini colti persino tra i professori.
Buon maestro è già quello che non lega, comprime o snatura l'anima dell'alunno.
Ottimo è quel maestro che, poco insegnando, fa nascere nell'alunno una voglia grande d'imparare.
L'arte suprema di un maestro è la gioia che si risveglia nell'espressione creativa e nella conoscenza.