Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo.
Roma ha questo di buono, che non giudica, assolve.
Sono offeso da come va il mondo dalla volgarità delle masse.
Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.
Un giovane, va incontro alla vita: cioè, è la vita che da dietro lo spinge.
Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente, che sta creando.
L'integrale dei fuggenti attimi è l'ora.
Non indugiare sui peccati e gli errori del passato in modo così esclusivo che non ti restino energia e risorse mentali per vivere correttamente oggi, e non pensare che i peccati di ieri possano impedirti dal vivere puramente oggi.
L'avvenire non è un probabile dono del ciclo, ma è reale, legato al presente come una sbarra di ferro, immersa nel buio, alla sua punta illuminata.
Quelli che vivono per il futuro sembrano sempre egoisti a quelli che vivono per il presente.
Chi non ha mai sacrificato il presente per un futuro migliore o una cosa personale per una più generale, può parlare di felicità come la cecità dei colori.
Quando arriva il tempo in cui si potrebbe, è passato quello in cui si può.
Tutto è quello che è perché tutto è stato quello che è stato.
Un uomo non è mai felice veramente nel presente, a meno che non sia ubriaco.
Il presente è mille volte più forte del più potente passato.
La vita, per essere piena e reale, deve contenere la preoccupazione del passato e dell'avvenire in ogni attimo del fuggevole presente; il lavoro quotidiano deve essere compiuto per la gloria dei trapassati e per il benessere dei posteri.