I tempi della filantropia sono i tempi in cui si mettono dentro i mendicanti.
L'arte di non farci mai avvilire dalle reazioni altrui, ricordando che il valore di un sentimento è giudizio nostro poiché saremo noi a sentircelo, non chi interviene.
Tutta l'arte è un problema di equilibrio fra due opposti.
Quell'estasi che dicono il vedere, il sognare quando chiavi, non è nulla di più che il piacere di addentare una nespola o un grappolo d'uva. Se ne può fare a meno.
Viene un giorno che per chi ci ha perseguitato proviamo soltanto indifferenza, stanchezza della sua stupidità. Allora perdoniamo.
C'è gente per cui la politica non è universalità ma soltanto legittima difesa.
La filantropia [...] è la religione dei rivoluzionari con la polizza di assicurazione. E poi [...] con la filantropia e l'intelletto rivolto a sinistra s'incassano miliardi.
Sono dei bei rompicoglioni, i filantropi.
Le persone dall'animo filantropico perdono il senso dell'umanità. È la caratteristica che li contraddistingue.
Filantropo. Vecchio signore ricco e solitamente calvo, che si è allenato a fare un ghigno ogni volta che la coscienza gli rimorde il portafoglio.
Troppo spesso il filantropo circonda l'umanità delle proprie miserie trascorse, come di un'atmosfera, e questo egli lo chiama "pietà".
I filantropi perdono ogni senso di umanità: è la loro caratteristica distintiva.
La filantropia è quasi l'unica virtù sufficientemente apprezzata dagli uomini. Non solo, è grandemente sopravvalutata: e chi la sopravvaluta è il nostro stesso egoismo.