I filantropi perdono ogni senso di umanità: è la loro caratteristica distintiva.
Nessun uomo è abile quando è inabile a ottenere, proprio come nessuna donna è abile quando riesce a procurarsi il peggiore e più utile dei mali, un marito.
Gli uomini possono diventare ricchi, ma non diventano mai buoni.
L'invidia è quel sentimento che nasce nell'istante in cui ci si assume la consapevolezza di essere dei falliti.
Niente può danneggiare un uomo, salvo se stesso. Niente può essere rubato all'uomo. Ciò che realmente l'uomo possiede è ciò che è in lui. Ciò che ne è al di fuori è cosa senza importanza.
Vi sono momenti in cui ci si trova nella necessità di scegliere fra il vivere la propria vita piena, intera, completa, o trascinare una falsa, vergognosa, degradante esistenza quale il mondo, nella sua grande ipocrisia, gli domanda.
La filantropia [...] è la religione dei rivoluzionari con la polizza di assicurazione. E poi [...] con la filantropia e l'intelletto rivolto a sinistra s'incassano miliardi.
Filantropo. Vecchio signore ricco e solitamente calvo, che si è allenato a fare un ghigno ogni volta che la coscienza gli rimorde il portafoglio.
Le persone dall'animo filantropico perdono il senso dell'umanità. È la caratteristica che li contraddistingue.
I tempi della filantropia sono i tempi in cui si mettono dentro i mendicanti.
La filantropia è quasi l'unica virtù sufficientemente apprezzata dagli uomini. Non solo, è grandemente sopravvalutata: e chi la sopravvaluta è il nostro stesso egoismo.
Troppo spesso il filantropo circonda l'umanità delle proprie miserie trascorse, come di un'atmosfera, e questo egli lo chiama "pietà".
Sono dei bei rompicoglioni, i filantropi.