Sono dei bei rompicoglioni, i filantropi.
Non si riesce a sedurle dicendo loro: "Non sei niente male". Bisogna almeno spingersi a: "Sei l'unica al mondo". Per loro è il minimo tollerabile.
L'amore è l'infinito abbassato al livello dei barboncini, e ci ho la mia dignità, io!
Mi decidevo a rischiare il tutto per tutto, a tentare l'ultimo passo, il supremo, a cercare, io, tutto solo, di fermare la guerra! Almeno in quell'angolo dove stavo.
Non credete mai di primo acchito all'infelicità degli uomini. Chiedete loro solo se riescono ancora a dormire. Se sì, va tutto bene.
Chi parla dell'avvenire è un cialtrone, è l'adesso che conta. Invocare i posteri, è parlare ai vermi.
La filantropia è quasi l'unica virtù sufficientemente apprezzata dagli uomini. Non solo, è grandemente sopravvalutata: e chi la sopravvaluta è il nostro stesso egoismo.
Troppo spesso il filantropo circonda l'umanità delle proprie miserie trascorse, come di un'atmosfera, e questo egli lo chiama "pietà".
La filantropia [...] è la religione dei rivoluzionari con la polizza di assicurazione. E poi [...] con la filantropia e l'intelletto rivolto a sinistra s'incassano miliardi.
Le persone dall'animo filantropico perdono il senso dell'umanità. È la caratteristica che li contraddistingue.
Filantropo. Vecchio signore ricco e solitamente calvo, che si è allenato a fare un ghigno ogni volta che la coscienza gli rimorde il portafoglio.
I filantropi perdono ogni senso di umanità: è la loro caratteristica distintiva.
I tempi della filantropia sono i tempi in cui si mettono dentro i mendicanti.