Dello schiavo, che è uno strumento vivente, bisogna aver cura nella misura in cui è buono al lavoro.— Aristotele
Dello schiavo, che è uno strumento vivente, bisogna aver cura nella misura in cui è buono al lavoro.
Le rivoluzioni non sono sciocchezze, ma dalle sciocchezze hanno origine.
Non c'è amicizia salda senza fiducia: e non c'è fiducia senza far passare un certo tempo.
La legge è ordine, e una buona legge significa un ordine giusto.
È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella.
La gratitudine è un sentimento che invecchia presto.
Lo schiavo è quello che aspetta qualcuno a liberarlo.
Ogni schiavo reca nella sua mano il potere di sopprimere la sua cattività.
Rifiutando il concetto di schiavitù umana si arriva, per onestà intellettuale, ad ammettere anche l'ingiustizia della schiavitù nei riguardi degli animali.
Lo schiavo inizia col chiedere giustizia e finisce col volere portare una corona. A sua volta, deve dominare.
Re e preti, nel condannare la dottrina del suicidio, hanno voluto assicurare la durata della nostra schiavitù. Intendono tenerci chiusi in una cella senza uscita, come quello scellerato della Commedia di Dante che fa murare la porta della prigione dove era rinchiuso lo sventurato Ugolino.
La vera schiavitù è la condanna all'astensione.
Non è una vergogna essere schiavi: è una vergogna avere schiavi.
Togliere le catene agli schiavi è facile, ma liberarli è difficile.
Alla schiavitù più pulita è preferibile la morte più sozza.
La schiavitù non è altro che lo sfruttamento esercitato da alcuni sul forzato lavoro delle folle.