L'elemosina avvilisce tanto chi la riceve quanto chi la fa.
Governare vuol dire fare dei malcontenti.
Anche le predestinate lottano a lungo contro la grazia d'amare, più tremenda della folgore che cade suulla via di Damasco.
Lo Stato è come il corpo umano. Non tutte le funzioni che compie sono nobili.
L'ingratitudine è il primo dovere di un principe.
Le prostitute sono più vicine a Dio delle donne oneste: han perduto la superbia e non hanno più l'orgoglio. Non si gloriano di quel nulla di cui la matrona si onora. Posseggono l'umiltà, pietra angolare delle virtù gradite al Cielo.
Bisogna fare soltanto elemosine anonime. Hanno il grande vantaggio di sopprimere l'ingratitudine.
L'elemosina individuale stabilisce legami preziosi tra il ricco e il povero.
L'elemosina deprava sia colui che dà, e sia colui che prende, e per di più non raggiunge lo scopo, perché non fa che rafforzare la mendicità.
Dio aiuti i ricchi, i poveri possono chiedere l'elemosina.
Fa un cattivo servigio al mendicante chi gli dà da bere e da mangiare.
Siamo sempre mendicanti, anche nella fede.
Il lavoro è amore reso visibile. Se non potete lavorare con amore ma solo con disgusto, meglio allora che l'abbandoniate andandovi a sedere al cancello del tempio per ricevere l'elemosina da chi lavora con gioia.
Il piacere dell'elemosina è un piacere altezzoso e immorale, il piacere del ricco che si compiace della propria ricchezza, del potere, e del confronto tra la propria importanza e quella del mendico.
Chi fa un'offerta a un morto, a quello non da nulla e toglie a sé stesso.
La preghiera, il digiuno e l'elemosina comportano la necessità di non farsi dominare dalle cose che appaiono: quello che conta non è l'apparenza; il valore della vita non dipende dall'approvazione degli altri o dal successo, ma da quanto abbiamo dentro.