Un romanzo non è mai altro che una filosofia tradotta in immagini.
Se si può essere un santo senza Dio, è il solo problema concreto che io oggi conosca.
Il rifiuto aggressivo, ostinato del sistema. L'aforisma, ormai.
Gli uomini virtuosi sono spesso cittadini pusillanimi. Alla radice del vero coraggio, c'è una sregolatezza.
Quando non si ha carattere, bisogna pure darsi un metodo.
Quando si è avuta una volta la fortuna di amare intensamente, si spende la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.
Chiunque può scrivere un romanzo di tre volumi. Richiede semplicemente una totale ignoranza della vita e della letteratura.
I grandi romanzi sono grandi fiabe.
Scrivere oggi un romanzo tradizionale pare anacronistico e temerario come uscire in carrozza e cilindro, generoso e sfortunato come l'ultima carica del Savoia Cavalleria contro i carri armati russi.
I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.
Il romanziere non deve render conto a nessuno, tranne che a Cervantes.
Vi sono tre regole fondamentali per scrivere un romanzo. Per sfortuna nessuno le conosce.
È preferibile vivere un romanzo che leggerlo.
Romanzo. Racconto gonfiato. Un genere di composizione che ha con la letteratura lo stesso rapporto delle vedute panoramiche nei confronti dell'arte.
Un romanzo che non scopra un segmento di esistenza finora sconosciuto è immorale. La conoscenza è l'unica moralità del romanzo.
Il romanzo, creatura di tempi più calmi, può portare qualcosa dell'antica calma nella nostra attuale precipitazione. Per molte persone potrebbe servire come un rallentatore; potrebbe incitare a perseverare; potrebbe rimpiazzare le vuote meditazioni dei loro culti.