Come vivere senza qualche buona ragione di disperare!
Anch'io come tutti, avevo letto dei racconti sui giornali. Ma certo esistevano libri speciali che non ho mai avuto la curiosità di consultare; in essi forse avrei trovato dei racconti di evasione.
Se la paura della morte è, in effetti, un'evidenza, altrettanto evidente è che questa paura, per quanto grande sia, non è mai stata in grado di contrastare le passioni umane.
Non esiste rivolta senza la sensazione d'avere in qualche modo, e da qualche parte, ragione.
Per certe persone non prendere quello che non si desidera è la cosa più difficile del mondo.
Sii realista, chiedi l'impossibile.
Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare.
Quanti progetti fattibili sono abortiti nello sconforto, e sono stati strangolati alla loro nascita da una vile immaginazione.
Ma che paese è questo dove gli unici che hanno ancora qualche speranza vengono chiamati disperati?
Poiché ricordo, dispero. Poiché ricordo, ho il dovere di respingere la disperazione.
Senza amare se stessi non è possibile amare neanche il prossimo, l'odio di sé è identico al gretto egoismo e produce alla fine lo stesso orribile isolamento, la stessa disperazione.
Essere compiaciuti dei propri limiti è una condizione disperata.
Non c'è disperato così povero e impotente, che non sia buono a qualche cosa nel mondo da che è disperato.
I più disperati sono i canti più belli, e ne so d'immortali che sono puri singhiozzi.
Solo quando vedi la luce, dopo che sei stata a lungo al buio, ti ricordi del colore delle cose.
La salute è quel qualcosa di intangibile per la quale la gente spende con riluttanza il minimo indispensabile per mantenerla ma per la quale spenderebbe fino all'ultimo centesimo per riconquistarla una volta che l'abbia perduta.