Nell'infanzia, il paradiso è in noi.
Gli dei approvano la profondità, e non il tumulto, dell'anima.
Venezia, la figlia primogenita della libertà.
Il bambino è padre dell'uomo.
La poesia è lo spontaneo straripamento delle potenti sensazioni: prende origine dall'emozione rammentata nella tranquillità.
Bisogna vivere con semplicità e pensare con grandezza.
C'è un momento della mia infanzia che spesso mi ritorna in mente. Sto giocando con delle compagne di scuola sul balcone e sento mio padre che parla con la mamma: "È ora che Franca incominci a recitare, ormai è grande". Avevo tre anni.
A molti uomini piacciono i piedi, e anche a me. Non mi fanno sesso, ma tenerezza: è una parte così infantile, intima.
Nella nostra infanzia c'è sempre un momento in cui una porta si apre e lascia entrare l'avvenire.
L'infanzia è senza pietà.
Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia, possiede informazioni sulla vita per il resto dei propri giorni.
L'infanzia è una anticipata e lunga agonia. Un lungo anelito. Un'aspirazione che sembra senza fine. Una attesa che non mostra di dover avere mai termine. L'infanzia è la disperata lotta per uscire dall'infanzia.
Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell'aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima.
Una volta usciti dall'infanzia, occorre soffrire molto a lungo per rientrarvi.
Il paradiso risiede nei ricordi della nostra infanzia. In quei giorni eravamo protetti dai nostri genitori ed eravamo innocentemente incoscienti dei tanti problemi che ci circondavano.
Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d'infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere.