La moltitudine dei giornali è la letteratura e la tirannide degl'ignoranti.
Buoni giornali e pochi (giacché il buono non può mai esser molto) sono la manna di una nazione.
Il giornale è un libro diminuito, come il libro è un giornale ampliato.
Chi abusa del bene lo rende malefico, e chi non sa prevalersene, né, maneggiandolo a proposito qual capitale vivo, farlo fruttare, lo rende inutile.
Quei bordelli del pensiero che si chiamano giornali.
Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera.
Un giornale, la Lombardia, parlando delle cose politiche, mi insulta. Che m'importa?
Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... e pubblica il falso.
Quando avevo sedici anni andai a lavorare in un quotidiano di Hong Kong. Era un giornalaccio, ma il suo editore mi insegnò una cosa importante. Il segreto di una grande storia non è chi, o il cosa o il quando, ma il perché.
Giornalista è un tale che ha mancato il proprio mestiere.
Il giornalismo porta a tutto. A condizione di uscirne.
Una ragazza delle medie una volta mi scrisse: perché sui giornali si parla solo delle cose che succedono e mai della vita? Anche la vita succede.
Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un'autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, sono proprietario di molti giornali da New York a San Francisco.
Il giornalismo è anche dominato dagli eventi. È dominato giustamente dalle notizie. Spesso si ritorna a parlare di una situazione, di un Paese, di un'emergenza, grazie o in conseguenza di una notizia, di un episodio.