Ai poeti resta da fare la poesia onesta.
I premi letterari sono una crudeltà. Soprattutto per chi non li vince.
L'osteria nella quale prendo i miei pasti è uno dei luoghi nei quali amo l'Italia. Entrano cani festosi, che nessuno sa di chi sono, bambini nudi con in mano un fiasco impagliato. Mangio, solo come il Papa, non parlo a nessuno, e mi diverto come a teatro.
Tu sei come la rondine che torna in primavera. Ma in autunno riparte; e tu non hai quest'arte.
Il portiere su e giù cammina come sentinella. Il pericolo lontano è ancora, ma se in un nembo s'avvicina oh allora una giovane fiera s'accovaccia e all'erta spia.
Era questo la vita: un sorso amaro.
Me lambico el cervello zorno, e notte Per far Sonetti grassi, e buttirosi, Per divertir le Donne, e i so morosi, Ma mi fazzo i Sonetti, e i altri fotte.
I poeti sono privi di pudore verso le loro esperienze interiori: le sfruttano.
Un poeta che legge i suoi versi in pubblico può avere altre abitudini infami.
Ogni poeta vende i suoi guai migliori.
La poesia non nasce da le regole, se non per leggerissimo accidente; ma le regole derivano da le poesie: e però tanti son geni e specie di vere regole, quanti son geni e specie di veri poeti.
La sfida della grande poesia è il male più brutto, il male tragico, l'irreparabile perdizione o distruzione o condanna dell'innocente.
I poeti devono, secondo me, tradurre in versi; la traduzione dei versi in prosa è sempre infedelissima e lontana dall'originale.
Se i poeti perdono, il mondo non vincerà.
I poeti non cambiano, ma forse cambiamo noi e dobbiamo fare una strada intima per ritrovare la poesia nella quotidianità.
Devo combattere con le mie lacrime, mica con una poesia.