Il lavoro è una droga che sembra una medicina.
La vita è tutta memoria, ad eccezione per quella del momento presente che passa così rapidamente che fai appena in tempo ad afferrare il suo scorrere.
Si può essere giovani senza soldi, ma non si può essere vecchi senza averli.
Nella memoria tutto sembra accadere con musica.
Tutti noi siamo condannati a un solitario confino all'interno della nostra pelle, a vita.
Nella parola pane si riassume l'essenziale della vita. E «guadagnarsi il pane» era pure sinonimo di lavoro onesto e dignità. Evidentemente, sparita la dignità, anche il concetto di pane ne ha risentito. E quanto al lavoro, sempre più così etereo... Il senso del pane si è perso.
Se procediamo nel lavoro che abbiamo sottomano, il fine ultimo di quel lavoro diventa irrilevante, svanisce.
Il lavoro è il narcotico per la noia.
È necessario lavorare, se non per gusto, almeno per disperazione, poiché, verificato tutto, lavorare è meno noioso che divertirsi.
Adotta una mentalità aperta. Il tuo primo lavoro può non essere il lavoro dei tuoi sogni, ma non deve essere un incubo.
Quando c'è in gioco il proprio lavoro bisogna abbandonare la modestia.
La confusione crea posti di lavoro.
Non mi piace il lavoro anche se è qualcun altro a farlo.
In linea di principio un facchino differisce da un filosofo meno che un mastino da un levriero. È la divisione del lavoro che ha creato un abisso tra l'uno e l'altro.
Il lavoro caccia i vizi derivanti dall'ozio.