La morte è quella malattia che pone fine a tutte le altre.
Quello che ciascun uomo può compiere è il movimento della infinita rassegnazione; e, per conto mio, non esiterò ad accusare di viltà chiunque si immagini di esserne capace.
L'avversità unisce gli uomini e dona bellezza e armonia ai rapporti della vita, così come la fantasia del freddo invernale fa apparire come per incanto i fiori sui vetri delle finestre, fiori che scompaiono col caldo.
È bastato uno sguardo, o un gesto, o un breve colloquio. La loro anima se n'è andata, per un istante, per un'ora.
La filosofia è la balia asciutta della vita. Veglia sui nostri passi, ma non ci può allattare.
L'angoscia è la vertigine della libertà.
La morte che tanto temiamo e rifiutiamo interrompe la vita, non la elimina.
Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà.
La morte è più potente dell'amore. È una sfida gettata all'esistenza.
È bella la morte quando pone fine a una brutta vita.
Giaceva immobile e la morte non era con lui. Doveva essere passata da un'altra strada. La morte pedalava in bicicletta, si muoveva silenziosa sul selciato.
Se uno non vuole morire, non vuole vivere: la vita ci è stata data con la condizione della morte; noi avanziamo verso di essa.
Mai come oggi gli uomini sono morti così silenziosamente e igienicamente e mai sono stati così soli.
La morte non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza.
Vista positivamente, la morte è una delle poche cose che si possono fare facilmente restando distesi.
La morte ci fa rinunciare a quello che la vita non ci avrebbe mai dato.