L'invidioso è destinato a non godere mai.
Nessuna gioia è più grande del sentire la propria mente che si espande.
La maggior forza dell'uomo a tutte le età è che egli si dia un futuro.
Occorre far incontrare bambini e ragazzi con l'eccezione, ché a fargli incontrare la normalità ci pensa la vita.
La differenza tra l'uomo della strada e lo scienziato è dunque questa, che se l'uno riprova lo fa per una immediata necessità, curiosità accidentale, diletto, mentre l'altro lo fa di mestiere.
Possiamo descrivere il nostro odio, la nostra gelosia, le nostre paure, le nostre vergogne. Ma non la nostra invidia.
L'invidia è un sentimento che divora chi lo nutre.
Non si deve invidiare nessuno; i buoni non meritano invidia; per quanto riguarda i cattivi, più hanno fortuna e più si rovinano.
La nostra invidia dura sempre più a lungo della felicità di quelli che invidiamo.
Il ferro è consumato dalla ruggine, l'invidioso dal suo vizio.
Provare invidia è umano, assaporare la gioia per il danno altrui è diabolico.
Pochissime persone parlano chiaramente e volentieri dell'invidia che provano: parlarne apertamente inibisce perché è come mettersi a nudo, svelare la parte più meschina e vulnerabile di sé.
L'invidia è un cieco che vuole strapparti gli occhi.
L'invidia e le teste vuote vanno sempre insieme.
L'amore guarda attraverso un telescopio; l'invidia, attraverso un microscopio.