Nessuno è infelice se non per colpa sua.
I piaceri del palato sono simili ai ladri egiziani, che strangolano con un abbraccio.
La morte è così poco temibile che proprio per merito suo non dobbiamo temere nulla.
Il saggio è autosufficiente non nel senso che vuole essere senza amici, ma che può stare senza amici; e questo "può" significa che, se perde un amico, sopporta con animo sereno.
Abbiamo davanti agli occhi i vizi degli altri, mentre i nostri ci stanno dietro.
Non dovremmo preoccuparci di aver vissuto a lungo, ma di aver vissuto abbastanza.
Non ho fame. Non ho sete. Non ho caldo. Non ho freddo. Non ho sonno. Non mi scappa niente. Come sono infelice.
Se non ci fosse, a questo mondo, l'infelicità, ci potremmo credere in paradiso.
Cosa e dove saremmo senza la nostra infelicità? Essa ci è, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.
Dal non poter assodare cosa avvenga nell'anima di un altro, non è facile che provenga infelicità: infelicità grande invece necessariamente deriva a chi non tiene dietro ai moti dell'anima propria.
Nessuno è più infelice di un guardone in un campo di nudisti.
La via più sicura per evitare una grande infelicità è di ridurre possibilmente le proprie pretese in rapporto ai propri mezzi di qualunque specie.
Talvolta si prende come cattiva abitudine l'essere infelici.
È meglio essere infelicemente innamorati che essere infelicemente sposati. Alcuni fortunati riescono in tutte e due le faccende.
La speranza degli infelici rinasce sempre.
L'infelicità deve essere commisurata non tanto al male in sé, quanto al carattere di chi soffre.